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Maratona di Lisbona

Anche questa è fatta.

Stavolta sembrava tutto contro , dall’aereo che
non voleva farci partire, all’uragano che doveva abbattersi su Lisbona
la notte tra sabato e domenica ma ce l’abbiamo fatta ancora una volta
a portare la medaglia a casa .
Si parte il sabato con il solito rituale che ormai si ripete da un decennio ed il sottoscritto  che passa casa per casa a raccogliere i maratoneti.
L'orario è anch’esso il solito cioè prima che i galli comincino a
cantare: alle 3.30 vanno in giro solo le prostitute che si ritirano e
altra gentaglia,con le dovute eccezioni di chi anche a quell’ora è
in giro per lavoro . E poi ci siamo noi che grazie alla chiusura dei
manicomi siamo a piede libero e ci riuniamo per andare a prendere il
solito aereo che parte alle sette del mattino da Ciampino , quello che
partiva da Napoli lo hanno messo appena dopo aver accettato la nostra
prenotazione a Ciampino .Ma è così ogni volta , per risparmiare 10
euro a testa prenotiamo sette mesi prima e poi scopriamo il mese
prima di partire che potevamo pagare stessi soldi ma partendo da
Napoli. 

Il primo ad essere raccolto fuori casa alle 3.35 è il neofita
di queste trasferte , “ il priore “ Antonio Farina , pronto tirato a
lucido con lo zainetto in spalla come uno scolaretto .Passiamo poi
dal nonno anch’egli pronto in strada e via via raccogliamo il capitano,
 il presidente e per ultimo il Gatto, fermo come al solito al semaforo
della rotonda dalle due circa (appena entra sentiamo il tintinnio di
spiccioli che probabilmente avrà raccolto lì al semaforo).  Anche l’auto
con la quale andiamo è la stessa di altra trasferta , una sette posti
prestatami da un amico che più di 90 km/h non raggiunge, ma nonostante in certi momenti sembrava dovessimo scendere a spingere arriviamo dopo due ore al parcheggio aeroporto di Ciampino  in perfetto orario .

 Sembra tutto ok, saliamo in aereo e attendiamo che lo stesso
decolli  ma dopo qualche minuto passato dall’orario previsto per il
decollo ci comunicano che a causa di un problema tecnico la partenza è
spostata ancora di alcuni minuti , passati i quali ci invitano a scendere perché il problema non è di immediata  soluzione .Attenderemo
poi  ben cinque ore lì in aeroporto!! Più volte io e il capitano siamo
stati sul punto di abbandonare e tornarcene a casa , ma poi guardavamo
negli occhi il priore e il presidente che ci distoglievano dal
pensiero: nei loro occhi si leggeva la smania di correre per la
vittoria  e avevamo tutti nella mente gli screen degli allenamenti del
priore con i suoi salti nel vuoto. Chi avrebbe ancora sopportato
tutto questo e per chissà quanto altro tempo fino alla successiva
maratona ?
Torniamo dopo cinque ore a imbarcarci timorosi di prendere lo stesso
aereo che quando avevamo lasciato la mattina alle sette emanava una
preoccupante puzza di bruciato .Stavolta siamo stati tutti
attentissimi nel guardare la dimostrazione che le hostess fanno sempre
prima del decollo sulle modalità di salvataggio in caso di avaria.Il
priore da buon preciso  prendeva anche appunti , solo che li ha dovuti
scrivere sulla carta predisposta per le tabelle di allenamento e
sovrascrivere al programma già fatto per la sera . Arriviamo in quel
di Lisbona alle 15 locali e cominciamo il viaggio verso l’Expo
maratona con i soliti problemi legati alla lingua e alla nostra
imbranataggine cronica che ci accompagna in ogni viaggio all’estero.
Riusciamo nell’impresa di ritirare i pettorali e cominciamo a
messaggiare con il nostro host per comunicargli il ritardo con il
quale avremmo fatto il check-in. I nostri alloggi si trovano a Cascais a circa 40 minuti di treno da Lisbona e nel mentre andiamo questi ci
ci avvisa  che con molte probabilità la maratona sarebbe
stata cancellata per via dell’uragano Leslye che nella notte tra
sabato e domenica era previsto dovesse abbattersi proprio su Lisbona. Io a dire il vero tiro un sospiro di sollievo , manco mi andava di correre
per 42 km e il capitano impreca il fatto di non essere tornato a casa
la mattina quando ci avevano comunicato il ritardo lì in aeroporto. Il
Gatto sembra anch’egli sollevato mentre il presidente e Antonio
sembrano dispiaciuti della cosa .Loro due stavano lì per la vittoria e
già temevano al pensiero di dover tornare in pista a fare ripetute .
Alle 19 circa arriviamo negli alloggi prenotati dove ci attende per il
check-in Barbara una graziosa ragazza del posto a cui chiediamo
della maratona e ci dice che per il momento avevano spostato di un'ora la partenza .Continueremo poi a seguire la cosa sulla tv locale (
ovviamente cercando di capire dalle immagini ) mentre fuori comincia a
tirare vento e a minacciare pioggia. Nel frattempo io e il nonno prendiamo possesso dell’appartamento al piano terra , e come ai vecchi tempi dormiremo in letto matrimoniale una piazza e mezzo , quello per
innamorati ! Il presidente e gli altri si accomodano nell’altro
alloggio dove Romeo prende possesso insieme al capitano del letto
matrimoniale ubicato al piano ammezzato e posto in un grazioso spazio
esclusivo e i professionisti  “ priore e presidente”  , dormono
accoppiati al piano di sotto. Dopo circa un'ora siamo pronti per la
fatidica cena del giorno prima dove qui tutti ci sentiamo dei
maratoneti professionisti perché il pensiero di dover fare il
“carico di carboidrati” è la cosa che ti fa sentire come Baldini che solo
a citare questa frase ti vengono i brividi. Poi scopri che i
tabellari hanno portato la pasta da casa per paura di non trovarne lì
sul posto , e lì ti senti ancora peggio, più di quanto non ti sei
sentito a leggerli sui social o a sentirli parlare in questi tre mesi
di ripetute , progressivo , carico, scarico e via dicendo.
 Per fortuna troviamo subito un ristorante siciliano quasi sotto
casa, ci infiliamo dentro come poveracci e sempre da attenti
maratoneti ordiniamo una genuina pasta all’amatriciana , niente alcool
, solo acqua e rigorosamente a temperatura ambiente per evitare stress
allo stomaco .Facciamo intanto amicizia con il proprietario che commosso ci offre due pizze per farcele assaggiare e a questo punto io il Gatto e il nonno non resistiamo e ordiniamo una birra piccola. Il priore anche in questo contesto desta più che compassione , diciamo schifo , a vedere dall’espressione della moglie del proprietario quando gli ordina la coca cola. Andiamo poi a letto senza la certezza che il domani si sarebbe corso e aspettando l’arrivo dell’uragano nella nottata . Domenica mattina all’orario convenuto la sera prima ci svegliamo e scopriamo che l’uragano non si era più abbattuto su Lisbona ma aveva deviato più a Nord. Le preghiere del priore avevano fatto effetto, bisognava correre e  colazioniamo. I tabellari con pasta e fette biscottate mentre i miserabili come me e il nonno con gli avanzi dei tabellari poichè noi non siamo stati così attenti e precisi nel portarci da casa fette
biscottate , marmellata e pasta  e avevamo  giusto qualche banana razzolata  il giorno prima all’Expo maratona.

Ci avviamo insieme allo start che dista circa cinque minuti a piedi da lì e dopo le rituali foto da postare su fb ci dividiamo nelle nostre gabbie:  il presidente e il capitano in quelle a loro consone , io faccio il portoghese e mi infilo nella stessa gabbia del priore con il nonno e il gatto .

Inutile dilungarmi  sulla cronaca della gara che per quanto mi riguarda è stata corsa  tra foto scattate alle onde che si abbattevano sugli scogli , spettacolo unico che non avrei mai visto se non avessi partecipato a questa maratona , e lotta con i soliti crampi che giustamente vengono a chi non si allena metodicamente e con le giuste tabelle .Riesco a
chiudere sotto le quattro ore la mia ventesima maratona corsa (ad una mi sono ritirato e mi sa che mi tocca farne un'altra per la doppia stella) a sedici minuti dietro il nonno che chiude in 3.40 . Lui fino al 33 km è statoinsieme al Gatto che con grande spirito di squadra e rispetto lo ha
abbandonato alle prime difficoltà, impiegando  3.32 circa e arrivando a
soli 19 secondi dal priore che con 3.31  migliora il suo personale
di almeno 5 minuti . Il capitano invece chiude in 3.20 la sua decima maratona mentre il presidente si conferma un professionista  con il tempo di 2.59 .
A fine gara con le meritate medaglie al collo ci intratteniamo nei
pressi dell’arrivo dove uno splendido sole ci accompagna fino al
tramonto a dispetto delle previsioni catastrofiche.
Comincia il dopo gara e cominciano a evidenziarsi ancor di più vizi e
nevrosi di tutti noi , la scelta del locale dove cenare è il primo
momento nel quale si rischia la rissa , chi vuol mangiare portoghese ,
cioè baccalà , chi italiano , carbonara o pizza , chi per taccagneria
non vorrebbe mangiare e si finge morto fino all’orario convenuto per
la cena quando poi stranamente risorge . Senza far nomi l’abitante
della zona denominata “ncopp a plliccia ” rappresenta degnamente i
compaesani di quella zona che pare abbiano sviluppato, per non si sa quale gene comune notevoli doti di parsimonia nella gestione dell’economia familiare.

Riusciamo comunque a sederci in un ristorante dove si mangia baccalà e con un tranello riesco anche a fargli ordinare due bottiglie di vino locale , (non gli ho fatto dire il prezzo dal cameriere  perché si è abituati al
vino di un euro a bottiglia ). Il buon priore riesce a trovare anche
qui la sua amata coca cola , unico vero segreto delle sue prestazioni
da “quasi grande maratoneta “ .Usciamo dal ristorante e andiamo a
festeggiare le imprese sportive in una gelateria lì vicino , sempre
con il “pellicciuso” che imprecava per i troppi soldi che venivano spesi.
Nel ritirarci a casa passiamo davanti il ristorante siciliano dove il
padrone vedendoci si congratula con noi e ci offre un amaro che ci fa
digerire la cena appena terminata tanto che entriamo a mangiare pizza
con mortadella e bere birra , il priore sempre coca cola . Avevamo scansato l’uragano ma temevamo di morire quella  notte per quello che avevamo mangiato . Ci svegliamo sani e salvi, la nottata è passata , il tempo fuori è da schifo ma dobbiamo uscire poichè Lisbona ci aspetta e allora dopo aver speso la bellezza di dieci euro cadauno per acquistare un ombrello inizia la nostra giornata di turisti . Non vedremo niente, ci fermiamo giusto ad assaggiare qualche polpetta di baccalà o qualche pezzo di pizza , sedersi a ristorante costa troppo .Attendiamo un'ora e mezza in attesa di salire  sul leggendario tram “n.28” che dicono facesse il giro della città , lo prendiamo, avrà fatto pure il giro della città ma noi
non scorgiamo niente di interessante tanto che quando scendiamo
ritorniamo da quello delle polpette di baccalà . Cerchiamo di
raggiungere l’unico posto di attrattiva che ricordiamo chiamarsi “Belem “ dove vi è il famoso monastero di Jeronimus e la torre omonima .Il
“ pelliccioso”  ci avverte che lui non avrebbe pagato per entrare ma comunque arriviamo dopo l’orario di chiusura per cui possiamo solo scattare qualche foto e fermarci alla vicina pasticceria dove si facevano le famose pastele di cais per assaggiarle . Ci incamminiamo verso la famosa torre di “Belem “ edificio a forma di torre costruito in mezzo al mare , ma visto l’orario e il maltempo il saggio “pelliccioso ” ci fa riflettere che in fondo trattasi di un pezzo di pietra in mezzo al mare ,  e ci fa desistere . Ho quasi vergogna nel raccontare dell’ultima cena fatta dopo un’estenuante trattativa con il “pelliccioso” che dapprima si dava per malato e quindi prometteva di andare a letto senza cena ma poi ci convinceva ad andare in un pub e mangiare un miserabile panino con hamburger e uovo che alle 13.35 di oggi martedì mentre finisco di scrivere sull’aereo  è ancora sullo stomaco in attesa di acido muriatico per essere digerito , e tutto questo per risparmiare 5 euro . Abbiamo
deciso con il presidente che la prossima volta ci faremo carico noi
anche della quota pasto del “ pelliccioso”  , almeno così salviamo la pelle ! 

Felici come sempre ( quasi tutti) ci ritiriamo pensando alla prossima gita fuori porta con passeggiata panoramica di 42 km.

Giuseppe Nuzzo

 
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